
La legge di Lidia Pöet (fonte immagine: TMDB.org)
Il 15 febbraio 2023 su Netflix è stata rilasciata La legge di Lidia Poët, una nuova serie tv con protagonista Matilda de Angelis ambientata nell’Italia della seconda metà dell’Ottocento.
Le vicende narrate sono quelle di un personaggio che ha fatto la storia: Lidia Poët, infatti, è stata la prima donna iscritta all’Albo degli Avvocati di Torino e anche la prima avvocata del nostro Paese.
Si è battuta strenuamente in difesa degli umili, degli ultimi, dei reietti e soprattutto delle donne, e non si è mai arresa nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate: la sua iscrizione all’Albo, infatti, è stata approvata solo al termine di estenuanti processi e ricorsi che l’hanno accompagnata durante tutta la sua carriera.
Quella di Lidia Poët è una figura che, fino ad oggi, è stata poco conosciuta, ma questa nuova serie tv intende darle il risalto e la notorietà che merita.
A quindici giorni di distanza dal rilascio, possiamo forse dire che l’obiettivo è stato raggiunto? Sembrerebbe proprio di sì, considerando soprattutto che, dal momento in cui è apparsa su Netflix, La legge di Lidia Poët si è inserita nella top 10 della piattaforma e sembra destinata a rimanerci ancora per diverso tempo.

Lidia Poët contro gli stereotipi ottocenteschi
La legge di Lidia Poët è un prodotto tutto italiano: diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, è stata ideata da Giudo Iuculano e Davide Orsini e vede protagonista la giovane Matilda de Angelis al fianco di Eduardo Scarpetta.
La serie si sviluppa in 6 episodi della durata di circa 50 minuti ciascuno e racconta le vicende di una giovane donna ambiziosa e determinata, costretta a scontrarsi con i pregiudizi e gli stereotipi sul genere femminile che impregnavano la società italiana ottocentesca.
Ci ricorda qualcuno, non è vero? In effetti, ci sono molti elementi che accomunano questa serie ed un altro prodotto di Netflix degli ultimi tempi, ovvero Enola Holmes 2: anche qui si raccontano le vicissitudini di una giovane e brillante donna osteggiata dalla società (questa volta inglese) dell’Ottocento, ma che comunque lotta con coraggio in difesa della propria carriera e per mettere in luce le proprie abilità.
Se quella di Enola Holmes è una storia di fantasia, quella di Lidia Poët mescola fatti realmente accaduti con elementi romanzati, ideati dagli sceneggiatori al fine di creare un prodotto televisivo accattivante e adatto ad un’ampia fetta di pubblico.
Una serie poliziesca in costume d’epoca
Guardando La legge di Lidia Poët non dobbiamo aspettarci di assistere ad una vera e propria ricostruzione storica delle vicende dell’avvocata piemontese, poiché la scelta effettuata dalla regia si muove in una direzione differente.
Meravigliosi e apprezzabili sono i costumi d’epoca e le scenografie della Torino ottocentesca, ma gli elementi più attinenti alla realtà storica terminano qui: la stessa Lidia utilizza un linguaggio moderno, la colonna sonora adotta canzoni pop dei nostri anni e il ritmo della narrazione appare incalzante e movimentato, proprio come quello di una odierna serie poliziesca.
Ciascuna puntata, infatti, è dedicata alla risoluzione di un caso da parte di Lidia Poët, che si comporta più da investigatrice che da avvocata: per scagionare i suoi clienti da accuse gravissime, la protagonista è costretta a fare ricerche pericolose e scomode, infiltrarsi in luoghi che le sarebbero proibiti e a mettere anche a repentaglio la propria vita.
Lidia dimostra un grande coraggio e una ammirabile arguzia e perspicacia, ma proprio per questo il suo ruolo risulta più simile a quello di un commissario di polizia che a quello di un classico avvocato.
Le battaglie legali sono presenti nella serie, ma riguardano soprattutto la vicenda personale di Lidia Poët per ottenere il suo reinserimento nell’Albo degli Avvocati di Torino: nella prima puntata la protagonista si reca al cospetto del suo assistito, rinchiuso in carcere, mostrando alla guardia della prigione la propria regolamentare iscrizione all’Ordine, ma poi, poco dopo, il titolo le viene improvvisamente revocato dall’intervento del giudice.
I pretesti attraverso cui Lidia viene privata della sua carica sono perfettamente in linea con lo spirito dell’epoca, quando non era concesso spazio alle donne che volevano seguire una strada diversa da quella prevista dalla tradizione:
Alla corte risulta evidente che l’avvocatura è un ufficio del quale le femmine non devono immischiarsi, Sarebbe infatti disdicevole e brutto vedere le donne accalorarsi in discussioni oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare. Non occorre nemmeno accennare al rischio a cui andrebbe incontro la serietà dei giudizi, se si vedesse la toga dell’avvocato sovrapposta ad abbigliamenti strani e bizzarri, che non di rado la moda impone alle donne. E non si deve quindi chiamare la donna a funzioni per la quale essa non è adatta per la sua stessa costituzione organica.
Questa lapidaria sentenza (siamo nell’episodio 1), come racconta Matilda de Angelis in un’intervista rilasciata a Radio DEEJAY nel programma Say Waaad?, è stata ripresa parola per parola dal testo originale.
Nella serie così come nella vera storia, Lidia Poët non si lascia abbattere dall’ingiustizia subita e comincia subito a rimboccarsi le maniche e a preparare un ricorso.
Questa battaglia la occuperà per moltissimi anni a seguire, poiché quando finalmente vincerà il ricorso e otterrà l’iscrizione all’Albo avrà già raggiunto l’età di 65 anni.
Dunque sì, per la maggior parte del tempo la serie segue un andamento poliziesco, si concentra sulla risoluzione dei casi che Lidia continua a seguire anche in veste non ufficiale, ma sono raccontati anche alcuni episodi realmente accaduti.
Pro e contro di una serie che si muove tra realtà e finzione
Chi si aspetta che La legge di Lidia Poët sia un fedele racconto biografico rimarrà inevitabilmente deluso dalla visione di questa serie tv.
L’intento dei produttori sembra che non sia stato solo quello di onorare la memoria di un personaggio storico importante, ma di partire dalle imprese di questa donna eccezionale per raccontare una storia di coraggio e di emancipazione femminile, affrontando una tematica che ai giorni nostri è più che mai scottante e d’impatto.
La serie è molto godibile, scorrevole e piacevole: le puntate si sviluppano con dinamicità e intrecciano una componente poliziesca con qualche nota romantica, poiché si soffermano anche su diverse storie d’amore.
La prima di queste riguarda proprio Lidia, che all’inizio è legata ad un giovane nobiluomo di nome Andrea (Dario Aita), il suo amante, ma che poi si innamora pian piano del giornalista Iacopo (Eduardo Scarpetta).
I protagonisti della seconda vicenda amorosa sono invece la nipote di Lidia e il giardiniere Lorenzo: il loro è un amore impossibile, poiché i ranghi a cui appartengono sono troppo diversi, ma i due giovani sono comunque determinati a lottare per stare insieme.
Ci sono poi anche alcuni clienti di Lidia che sono finiti nei guai a causa dei loro sentimenti, ma per scoprire come finiscono queste storie d’amore ti invito a guardare la serie tv! Niente spoiler!
Conclusioni
Alcuni discendenti della vera Lidia Poët si sono lamentati e indignati per il carattere che è stato dato alla serie, poiché ritengono che il ritratto della protagonista sia fuorviante e completamente diverso rispetto a quello della loro antenata.
È comprensibile che la famiglia avrebbe preferito che la storia di Lidia venisse raccontata in modo diverso, ma alla fine occorre ricordare che questa serie ha un merito importante: ha ridato lustro e notorietà ad una figura altrimenti sconosciuta al grande pubblico, donandole l’attenzione che merita, e questo senza dubbio è un grande pregio.
